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IL TEATRO NELLA VITA DEL'UOMO - CAP 2


05-03-2014 19:45:29
IL TEATRO NELLA VITA DELL’UOMO.   -  CAP. 2
“Riflessioni e analisi  sul teatro e sull’uomo” di un regista sconosciuto
che ama l’arte ed il pubblico.
   
Quando l’attore impara e studia un copione fa un lavoro di analisi su
se stesso e sul personaggio. 
Vi chiederete: “A cosa serve, a me come pubblico, sapere queste cose del teatro?”
Vi rispondo:”quando si comprende l’essenza di qualunque cosa in questo mondo
si sarà in grado di capirla, di “viverla” con intensità, e di gioirne.”
Altrimenti non si è nemmeno in grado di capire la differenza tra il vero artista ed
il ciarlatano.

Il Teatro è vita e cultura. Infatti la teatro-terapia e la musico-terapia sono la più
grande prova della conoscenza e della forza espressiva del Teatro.
Un paese, dove, al popolo non viene data la cultura, l’arte, la crescita spirituale
e mentale  è un popolo destinato a diventare sterile e morente.
L’arte e la cultura, e di conseguenza il Teatro (che è la più alta espressione dell’arte,
perché comprende tutte le altre forme d’arte),  tolte alla gente e come togliere i giochi
ed i giocattoli ad un bambino. Si crea un bambino già vecchio.

Mi dispiace parlare di questo, ma purtroppo è la realtà del mondo. Osservate i popoli
che sono in guerra,  i popoli in stato di miseria o di difficoltà di evoluzione, noterete
che non hanno espressioni d’arte e di aggregazione sociale e culturale.
Osservate anche semplicemente la gente che non si dedica alla sua formazione
culturale o non si dedica ad un hobby  noterete che sono come “spenti”.
Vorrei tanto che questa mia osservazione fosse errata e priva di verità.
A me dispiace molto vedere un anziano seduto sulla porta di casa  a rimembrare
i ricordi e in solitudine.
Desidererei tanto potergli regalare anche una sola ora di sorrisi o di coinvolgimento
in teatro.
Tornerebbe sicuramente a casa con il cuore più “vivo”.
L’uomo vive di emozioni.
Guai se non si potesse emozionare: sarebbe un “involucro che avvolge il suo niente.”

Volevo esternare questi miei pensieri per far capire che non dobbiamo mai dimenticare
che la vita è meravigliosa e quando si vive il mondo dell’arte e del Teatro come lo vivo io
le nostre “batterie” si ricaricano in modo eccezionale.
Posso affermare questo, perché la vita me ne ha dato una prova talmente intensa e
coinvolgente da aver avuto la fortuna di capirne l’essenza.
 
Perdonatemi per essermi lasciato andare  ma voglio trasmettervi attraverso lo scritto
e le parole le forti emozioni che io provo quando faccio “Teatro”.

Negli spettacoli che realizzo trasmetto forti emozioni, a detto del pubblico, che io ritengo
la bocca della verità in fatto di critica e valutazioni.
La mia più grande, ripeto, soddisfazione, quando porto in teatro un mio lavoro o il lavoro
di qualche artista emergente, è vedere il sorriso o una lacrima sul volto del pubblico e la
soddisfazione dell’artista di aver potuto dare emozione.

Conoscere la storia di una espressione artistica dell’uomo vi dice la sua capacità di
crescere ed evolversi. E’ affascinate vedere un popolo rappresentare in teatro le sue
tradizioni e le sue culture. Basti, ad esempio, assistere ad una rappresentazione
del Teatro giapponese  “Kabuki”,  per capire il pensiero e le tradizione ed anche la
cultura del popolo giapponese. 

Possiamo dire che le rappresentazioni erano, per i popoli antichi, soprattutto a
carattere religioso o narrazioni di gesta eroiche.
Si rappresentavano intere scene per narrare la mitica vita del dio.
Si rappresentavano anche scene dove c’erano dei veri e propri dialoghi tra il dio
ed il suo rappresentante in terra o con l’eroe. O addirittura, si raccontava, la scesa del
dio, sotto mentite spoglie, per conquistare la donna e procreare con lei l’eroe, o
semplicemente il desiderio del dio di possederla.

In Egitto queste rappresentazioni a carattere religioso venivano interpretate negli stessi
templi. Il Teatro classico, in prosa, nacque in Grecia e anche qui le rappresentazioni
erano a carattere religiose. Nelle campagne e nelle città venivano celebrate in
onore di Dionisio, dio della fertilità. Queste  rappresentazioni  erano in pratica
scene di processioni di baccanti e di “satiri”, travestiti con pelli e corna di animali.

In origine il “ditirambo” era una invocazione in versi in onore del dio. Poi, in seguito
si sviluppò, fino a divenire  un dialogo tra due “corifei”. I due cori commentavano
con i canti ed un terzo personaggio, il dio, rispondeva o dialogava con essi.
Da qui in seguito derivò un intreccio scritto più ordinato in forma teatrale: la tragedia.
  
 
 
 
 
 
 
 


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